Il Canale Debba (meglio conosciuto come Canaletto o Canaeto) e' uno scavo di sfogo del lago di Fimon; attraversa la campagna della Val Bugano, per poi scomparire sotto l'omonimo colle e sfociare in localita' Colderuga,
nel Bacchiglione.
E' un fossato artificiale costruito negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale, non profondo, di bassa portata d'acqua, un tempo discretamente pescoso, utile anche all'agricoltura della Valle.
Fu innalzato alle cronache paesane negli anni Sessanta quando, allora ragazzini,
lo usavamo come piscina o come localita' marittima. Il suo periodo di attivita'
andava da giugno, quando finivano le scuole, fino a settembre inoltrato; non piu'
tardi perche' altrimenti, si rischiava di prendere il mal del topo e anche perche'
l'acqua diveniva piu' fredda.
Nei caldi pomeriggi estivi di quegli anni, frotte di ragazzi si trovavano vicino
alla bocca in localita' Caliari e giocando nei modi piu' disparati, andavano a
finire sempre nell'acqua ristoratrice. Qui tutti imparavano a nuotare: spinti dai
compagni con modi perlopiu' bruschi, annaspando, industriandosi per restare a
galla, si acquistava presto dimestichezza.
I piu' audaci si tuffavano da sopra la bocca, ma solo quando venivano azionate
le chiuse e l'acqua era alta. Si prendeva la rincorsa dal prato vicino e tappandosi
il naso si volava per poi sprofondare, sollevando colonne d'acqua. Il luogo era
ben soleggiato e serviva pure per prendere la tintarella; ma quella interessava ai
ragazzi piu' grandi e agli adulti. Pero' non ho mai visto ragazze.
Tutto intorno era tappezzato di asciugamani piu' o meno in ordine e tante
biciclette. Il Canaeto si poteva raggiungere dalla caresa' che parte da strada
Montegrande oppure da via Val di Bugano, passando sotto el monteseo. Per
i ragazzi locali: Caliari, Mutterle e Trivellin non c'erano problemi, arrivavano a
piedi con l'asciugamano sotto il braccio.
Era un vociare allegro, spensierato, un chiamarsi l'un l'altro a squarciagola, fino
al tramonto che metteva fine ad una giornata spensierata.
Ma il Canaeto non era attivo solo di giorno; al calare delle tenebre diventava
territorio di caccia, anzi di pesca. I patiti della pesca andavano a posizionare
le nasse, nelle quali il giorno dopo si poteva trovare qualche anguilla: oppure
pescavano a fondo col finfolo: la canna all'estremita' portava un campanellino
che suonava quando il pesce abboccava. Questo, a notte anche inoltrata, tanto
era caldo, e noi non si doveva andare al lavoro. Si sentivano le voci sommesse
sull'andamento della pesca e le sberle sulla pelle per le zanzare che non ti davano
tregua. Pero' il risultato era buono: anguille, pesci gatto, tinche e squaletti.
Li' vicino, c'era pure il diversivo del poligono di tiro.
All'epoca, in certi giorni, il luogo era frequentato da militari, in un primo tempo da
italiani e successivamente da americani che si esercitavano con armi leggere; si
vedevano i colpi quando si conficcavano nel terreno sollevando sbuffi di terra.
Li', la vegetazione non era rigogliosa.
Al sabato, verso il tramonto, c'erano gli uomini che ritornando dal lavoro in
fabbrica (all'epoca il sabato era lavorativo) o dai campi, andavano a farsi una
nuotata ristoratrice e poi si lavavano. Bisognava lasciare loro il posto, perche'
erano i grandi. Cos'era piu' gratificante, dopo una bella insaponata, del gettarsi
nell'acqua fresca e uscire tonificati e puliti!
L'attivita' del Canaletto duro' all'incirca dal 1957-58 al 1964-65, quando piu'
grandicelli e indipendenti, molti di noi preferirono andare alle piscine comunali
di viale Ferrarin, dove oltretutto c'era la possibilita' di fare nuove conoscenze,
soprattutto di ragazze.
WALTER GOTTIN
(Tratto da: STORIE QUOTIDIANE lungo il Novecento a Debba, Autori Vari)